Questo cortometraggio di Biemme Special Cars  è frutto di una lunga riflessione sull’ aspetto di costume e socio culturale della morte e della sua celebrazione ai nostri giorni. Da sempre gli avvenimenti significativi nella vita degli uomini sono stati accompagnati e segnati dalle cerimonie. Davanti all’evento luttuoso esprimere il proprio senso di dolore e di perdita, condividendolo con gli altri viene generalmente considerato il primo e necessario passo verso l’elaborazione del lutto, e il rito funebre costituisce tale momento. Ma in un epoca, quella contemporanea, di una società dove il “qui e ora’’ ha acquisito una rilevanza fondamentale, il fenomeno morte è sempre più tenuto ai margini dell’ immaginario collettivo, quasi, come fenomeno di disturbo, inevitabile si, ma da oltrepassare rapidamente. La celebrazione della morte quindi, anche involontariamente,   risente di questa forma di pensiero, finendo per appiattirsi in una ritualità sempre più standardizzata. Il plurisecolare monopolio delle chiese inoltre, ha creato un problema sempre crescente, ovvero la mancanza di alternative per chi voglia celebrare un funerale laico, in una società come quella contemporanea che invece è sempre più multietnica e globale, credente, ma anche laica, dove la domanda di funerali non-religiosi è in continua crescita. Oggi nel vuoto di disposizioni testamentarie, spesso ci si trova  per mancanza di alternative laiche o per semplice conformismo a dover celebrare una cerimonia funebre religiosa in memoria di una persona che non aveva alcun credo.  Un funerale in Italia infatti avviene uno, massimo due giorni dopo il decesso della persona, in questa situazione, quando manchino strutture adeguate, immediatamente disponibili per un funerale laico, quando manchi l’informazione su come muoversi nel caso di questa necessità, quando manchi la consapevolezza della possibilità di questa scelta né una tradizione consolidata e legittimata socialmente venga in soccorso, è comprensibile che in un momento di estrema fragilità e difficoltà, dati i tempi a disposizione, ci si rivolga verso l’opzione più sicura, immediatamente disponibile, tradizionalmente consolidata e socialmente accettata, la chiesa appunto, mentre in rari casi addirittura si opta per una tumulazione o cremazione completamente in privato e senza alcun rito. In Italia per contro assistiamo ad una crisi del tradizionale rito cattolico, “scelto in molti casi per conformismo, in mancanza di un’alternativa valida”, tale rito, con la sua liturgia, può funzionare (cioè consolare i superstiti e onorare i defunti in un modo socialmente condiviso) solo nel caso in cui contribuisca a rinsaldare una fede autentica nei valori che esso esprime, ma quando questa fede non rappresenta che un’adesione di facciata, il rito non riesce ad assolvere appieno la sua funzione consolatoria. Il rituale crolla e perde del suo significato col venir meno di una credenza condivisa, anche quando si celebra un funerale religioso, spesso il rito è assente nella misura in cui il gruppo dei presenti non è una “collettività” che condivide un “emozione comune”, quando non esista una reale convinzione nella vita dopo la morte o nel sacrificio del Cristo per la salvezza degli uomini, esso lascerà un senso di incompiutezza ed inadeguatezza. Una risposta secondo noi soddisfacente e condivisa anche da diversi studiosi è rappresentata dal celebrare riti funebri con forme rituali più personalizzate, sganciate dalla liturgia tradizionale e maggiormente concentrate sulla vita del defunto. Abbiamo  sentito quindi, la necessità di provare a rispondere a questi problemi, di riportare la morte in una visione di dimensione umana, che possa far parte delle esperienze di vita delle persone, di rivisitarla e rivestirla di un accezione anche e perché no “positiva”,  la morte come momento di rinascita e di passaggio ad un piano di esistenza diverso e migliore, la morte come punto di arrivo dell’esistenza umana per chi non crede, ma comunque come l’ultimo momento in cui celebrare, omaggiare e raccontare un nostro caro, e rendergli quegli onori che, magari in questa vita ormai frenetica e caotica non abbiamo avuto mai il tempo di fargli. Abbiamo iniziato cosi a pensare ad un nuovo concetto di cerimonia funebre, una cerimonia che potesse essere “positiva” ma anche “globale”,  che potesse soddisfare quindi le esigenze di una persona religiosa, ma anche laica, che potesse essere quindi “personale”, ovvero pensata e creata in base alla personalità, ai gusti ed alla sensibilità del defunto e della sua famiglia, una cerimonia in grado di rappresentarlo e raccontarlo, in grado di diventare un momento di intimità collettiva, dall’atmosfera calda e familiare, dove poter condividere il dolore, ma anche il ricordo dei momenti belli, una cerimonia che potesse diventare quindi “ un momento sociale di condivisione collettiva e di ricordo di un nostro caro”; una risposta secondo noi soddisfacente e condivisa anche da diversi studiosi con forme rituali più personalizzate, sganciate dalla liturgia tradizionale e maggiormente concentrate sulla vita del defunto. Abbiamo pensato quindi a quale potesse essere la location ideale come degna cornice per rappresentare tutto questo e l’ abbiamo individuata in un antica villa italiana.  Una villa antica perché luogo affascinante ed elegante, perché ponte tra il passato ed il futuro,  perché simbolo di eterna bellezza, in grado di vincere il tempo, come lo spirito degli uomini e come i ricordi che di essi portiamo nei nostri cuori. In questo cortometraggio però, non abbiamo avuto la presunzione di voler rappresentare nei dettagli ciò che ci piace chiamare  la “ Cerimonia funebre personalizzata”,  non volevamo avere la presunzione di creare un cortometraggio descrittivo che la raccontasse nei dettagli,  poiché una “Cerimonia funebre personalizzata” in quanto tale, è unica e personale. Alcuni capisaldi rappresentativi del nostro concetto di “Cerimonia funebre personalizzata”  però si, ci siamo sentiti  di darli, e li abbiamo volutamente rappresentati ovvero: una villa antica come location, perché luogo raffinato, unico e distintivo, ideale sia per celebrare un rito funebre non religioso che non sia standardizzato, ma anche per celebrare un rito funebre religioso diverso, originale e di classe. il ricevimento, perché momento sociale e di condivisione positiva di ricordo del defunto, momento per raccontarlo, riviverlo, celebrarlo, tutti assieme, momento dove sia possibile la trasformazione del defunto in un esempio di valori universali condivisi che esso rappresentava e che è necessario riaffermare per rifondare il gruppo e tornare a vivere rievocandoli attraverso alcuni suoi momenti di vita. Quale miglior strumenti quindi se non le immagine e la moderna tecnologia digitale per farlo!? Oggi viviamo infatti nell’era dell’immagine e della cultura visuale, dove il mondo è un grande palcoscenico in cui apparire. L’immagine grazie all’uso della tecnologia digitale, di internet dei social come Facebook e dei canali video come Youtube è diventata lo strumento principale con cui la società moderna si racconta e ci racconta. Paradossalmente però nella celebrazione di un rito funebre contemporaneo l’immagine non ha un ruolo, non c’è, è assente, al contrario di quanto invece facevano gli antichi popoli, come gli egizi o gli etruschi, i quali abitualmente mettevano dipinti, raffiguranti momenti di vita del defunto dentro le tombe, immagini che fossero di buon auspicio e lo accompagnassero nel suo viaggio. Consapevolizzato questo paradosso contemporaneo abbiamo voluto quindi pensare ad una cerimonia funebre in cui l’immagine tornasse ad avere un ruolo  nella sua celebrazione, e la tecnologia digitale ne fosse il suo strumento, un ruolo che ha il suo senso e la sua dimensione all’interno del rito funebre e del ricevimento, che grazie ad immagini rappresentanti momenti di vita del defunto, diventa un momento in cui riviverlo, raccontarlo e celebrarlo in una situazione che è cosi un momento di condivisione positiva del ricordo ed anche un momento di elaborazione collettiva del lutto, poiché nel momento in cui si ricorda chi la persona scomparsa era stata per i superstiti, si  prende atto del valore della perdita e della persona: si esplicita il perché quella persona fosse così importante, ciò e che cosa essa rappresentava e soprattutto che cosa rappresenterà d’ora in poi per i superstiti. Il fatto che ciò avvenga nel momento rituale e nel suo ricevimento è fondamentale per più motivi: questo processo diventa rappresentazione e scelta comune, dunque, intorno a questa scelta, si coagulerà il nuovo sentire del gruppo, la sua nuova costituzione ideale, la riaffermazione della sua coesione. In un momento storico dove assistiamo alla crescita delle cremazioni ed alla perdita sempre crescente di importanza della funzione del cimitero con un forte calo nella sua frequentazione, ed in una società sempre più multietnica e laica dove la domanda di funerali non religiosi è in continua crescita, imparare a gestire la rivoluzione in atto è una sfida ma anche una risorsa, adeguare quindi la professione funebre cogliendo tutte le possibilità che questo cambiamento offre è quanto mai fondamentale. Speriamo che lo sforzo fatto sia apprezzato, e trovi un riscontro positivo da parte degli addetti ai lavori; che possa essere per loro da stimolo ed ispirazione, nel proporre nuove idee e nuovi format, per offrire cosi alla collettività una cerimonia funebre sempre più moderna ed al passo con i tempi.